Berni: «La bozza di riforma delle indicazioni geografiche va migliorata»

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Non bisogna confondere il brand di un’azienda privata con le DOP e IGP, i marchi collettivi dei Consorzi di tutela

«Abbiamo riportato l’attenzione, a livello UE, sul ruolo e sull’importanza delle Indicazioni geografiche (Ig) facendo squadra assieme a Francia e Spagna, Paesi che, come l’Italia, vantano un patrimonio agroalimentare di qualità e sono interessati a difenderlo. Stiamo lavorando a Bruxelles con questa strategia condivisa e abbiamo sventato il rischio di una marginalizzazione delle DOP e IGP che non sono semplicemente un’espressione del territorio ma elementi di competitività e distinzione».

Così Stefano Berni, direttore del Consorzio di tutela del Grana Padano spiega come il nostro Paese stia cercando di correggere alcune criticità legate alla proposta di riforma delle Ig presentata dalla Commissione europea. Un impegno che anche il presidente di Origin Italia, Cesare Baldrighi, e l’europarlamentare Paolo De Castro, relatore della riforma, si sono assunti.

È in gioco un sistema che solo nel food in Europa sfiora gli 80 miliardi di euro di giro d’affari e se si considerano esclusivamente i due formaggi DOP italiani, Grana Padano e Parmigiano Reggiano, vale 6 miliardi al consumo. «Le DOP e IGP– sottolinea il direttore generale del Consorzio di tutela– sono caratterizzate da specifiche caratteristiche e peculiarità, basate sui concetti di legame con il territorio e di garanzia di qualità regolati da specifici disciplinari».

La proposta di revisione, infatti, come ha sottolineato Berni, ipotizza di affidare la gestione delle Ig all’Euipo, l’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale, un’agenzia decentrata dell’Unione Europea con compiti di gestione in tema di marchi e design.

«Questo nuovo approccio non è meramente organizzativo – ha sottolineato il direttore generale del Consorzio – ma rischia di creare confusione tra brand privato e Ig. Un marchio commerciale è di proprietà di una società privata, grande o piccola che sia, e lo mette a disposizione di chi vuole, mentre le DOP e IGP sono di proprietà dell’UE. Questa è la distinzione più importante. I Consorzi di tutela, pertanto, non possiedono un marchio, ma lo detengono mettendolo a disposizione di tutti quelli che ne hanno diritto. La proposta di riforma tendeva ad assimilare due concetti che hanno invece profonde differenze».

Anche la revisione del budget per la promozione delle DOP e IGP, come ha fatto sapere Berni, rischia di sottrarre risorse importanti alle Ig a favore di altre tipologie di prodotti come quelli biologici che meritano certamente attenzione, ma che sono rappresentati ugualmente all’interno dei prodotti tutelati dall’UE.