Zaghini: «Sì al benessere animale ma il nuovo SQNBA rischia di penalizzare il 30% delle stalle»

I parametri da raggiungere per aderire sono irrealistici. Il Consorzio di tutela ha già presentato delle proposte di revisione per far rientrare nei parametri le stalle che in partenza sarebbero già escluse.

«Sul benessere animale il Consorzio del Grana Padano non è contrario, anzi – spiega il suo presidente Renato Zaghini lo abbiamo sempre sostenuto con tanto impegno indicandolo come una priorità per gli allevamenti della nostra filiera. Il sistema “ClassyFarm” che le nostre stalle seguono da anni ha già portato ottimi risultati, ossia un livello di benessere animale elevato, che tiene conto anche dell’uso responsabile degli antibiotici. Però, prima di aderire a un nuovo sistema di certificazione volontario come l’Sqnba (Sistema di qualità nazionale per il benessere animale) messo a punto dal ministero, vogliamo vederci chiaro».

Il presidente fa riferimento alla nuova versione del sistema, in particolare all’introduzione di nuovi parametri irrealistici per una buona quota di stalle e che, proprio per questo, le mettono fuori gioco ancora prima di aderire all’Sqbna. «Ad esempio – spiega – per la conta delle cellule somatiche non viene più concesso alcun periodo per rientrare nei limiti: se si supera la soglia stabilita si è automaticamente fuori. Questo non è realistico: può capitare una flessione, servono strumenti efficaci e condivisi per rientrare, non penalizzazioni definitive. Così com’è adesso, il sistema rischia di penalizzare e non favorire gli allevamenti. Anche perché la certificazione dovrebbe avere lo scopo di valorizzare l’azienda».

 

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Il Consorzio ha già presentato al ministero proposte di miglioramento

In questo senso il Consorzio ha già presentato proposte di miglioramento ai ministeri dell’Agricoltura e della Salute soprattutto sui tempi di rientro per il rispetto dei parametri. «Noi abbiamo dato suggerimenti, perché alcune stalle oggi si sentono escluse, non ce la fanno. E non sono nemmeno stimolate a provarci, perché sanno già che i criteri le escludono a priori – prosegue Zaghini. Il rischio è che il nuovo impianto normativo, anziché invogliare ad entrare nel percorso del benessere animale, finisca per escludere una parte importante degli allevatori».

Zone marginali a rischio

A preoccupare maggiormente è l’impatto sulle stalle in montagna e nelle zone marginali. «Parliamo del 30% delle stalle – sottolinea Zaghiniche oggi non sarebbero in grado di entrare nel nuovo sistema. E non solo in montagna: anche alcune realtà della pianura, che magari non hanno le dimensioni o le risorse delle grandi aziende, rischiano di restare fuori».

Un esempio concreto: «Il parametro relativo al pascolo. In linea di principio – spiega il presidente –siamo d’accordo sull’importanza di prevedere uno spazio adeguato per gli animali, ma in pianura questa opzione non è sempre praticabile. Così si tagliano fuori realtà che magari fanno tutto il possibile per garantire il benessere degli animali ma non possono rispettare certi criteri».

Serve una revisione del SQBNA

Il Consorzio chiede quindi una revisione dell’impianto normativo. «Non siamo contrari a fare ulteriori passi avanti – precisa il presidente – ma vogliamo capire bene le ricadute, prima di dire sì. Perché una cosa è parlare di principi, un’altra è calarli nella realtà degli allevamenti. Le regole devono essere sostenibili e nessuno deve essere lasciato indietro».

Il mondo allevatoriale chiede di essere coinvolto

Zaghini lancia, quindi un messaggio chiaro: «Non può essere una legge calata dall’alto. Deve essere condivisa con le realtà produttive, che stanno già facendo investimenti importanti. Non siamo stati consultati. Altrimenti si rischia di penalizzare chi produce in modo serio e sostenibile. Le nostre stalle hanno già raggiunto un buon livello di benessere, altri passi avanti devono essere valutati con attenzione. Altrimenti, quello che oggi è volontario domani diventerà obbligatorio, e non tutti potranno permetterselo».