Berni: «Stiamo producendo più del doppio di quanto stiamo consumando»
24/10/2025
Produzione record nei primi nove mesi del 2025 e prezzi in calo: il Consorzio del Grana Padano interviene per riequilibrare il mercato nel 2026.
«In questi primi nove mesi del 2025 si è osservata una dinamica produttiva esplosiva per intensità e rapidità. Da gennaio a settembre abbiamo prodotto più del doppio di quanto il mercato stia attualmente assorbendo». Lo ha sottolineato il Direttore Generale del Consorzio del Grana Padano, Stefano Berni.
Sono tre i fattori che hanno trainato la crescita. Il primo è la scelta di posticipare le vendite di latte all’inizio dell’estate, «confidando – come ha fatto notare Berni – in ulteriori rialzi di prezzo» con grandi volumi lavorati in tempi brevi». Il secondo riguarda la valorizzazione straordinaria del Grana Padano, con lo stagionato di 9 mesi arrivato in estate a 11 euro al chilo. «Un prezzo che ha reso sostenibile – ha precisato Berni – anche la contribuzione differenziata, attenuandone l’effetto deterrente». Il terzo fattore è la scarsa domanda di latte ad agosto e settembre, che ha spinto molti caseifici a trasformarlo in Grana Padano.
Lo scivolone dei listini
L’effetto combinato di queste condizioni ha portato a incrementi mensili: +7,61% a luglio, +18,62% ad agosto e +16,53% a settembre e sono stati raggiunti i volumi record del 2005. Era inevitabile una correzione del prezzo alla produzione: «Già dalla seconda metà di settembre i listini hanno cominciato a scendere – ha fatto sapere il direttore generale – e la tendenza dovrebbe proseguire fino a Natale». Il prezzo dello stagionato 9 mesi, da oltre 11 euro al chilo in estate, è scivolato a 10,6 euro a Milano il 6 ottobre, perdendo 40 centesimi in tre settimane.
Gli interventi del Consorzio del Grana Padano
Per contenere l’eccesso di produzione, il Cda del Consorzio, nelle riunioni dell’11 e del 25 settembre, ha deciso, come prima misura, un intervento di penalizzazione per le crescite più marcate. Come seconda misura è stata alzata l’asticella qualitativa, con più formaggio destinato alla retinatura con l’obiettivo di «sottrarre dal mercato circa il 2% dei volumi».
Parallelamente, si studiano misure strutturali per il 2026, da sottoporre all’Assemblea del 18 dicembre prossimo. «Mi aspetto che il prossimo anno si produca sensibilmente meno rispetto al 2025 – aggiunge – per ristabilire la stabilità dei listini e la redditività per tutti i produttori».
Il Direttore Generale ha precisa che «i responsabili della crescita non sono i grandi gruppi, ma i caseifici medio-piccoli». In questo ambito nei primi nove mesi del 2025 la crescita media è stata dell’11% rispetto alle quote assegnate.
Guardando avanti, il direttore generale prevede «tre fasi: il calo dei listini, una successiva stasi e, con la primavera 2026, il recupero dei prezzi». E conclude: «Come sempre, il prezzo del formaggio lo fanno le giacenze. Intervenire ora è l’unico modo per evitare che l’eccesso di produzione si traduca in debolezza futura dei listini».
Aumentano le vendite retail in Italia a luglio e agosto
Sul fronte commerciale, le vendite al dettaglio nel bimestre luglio-agosto 2025 sono aumentate del 5,4%, con un lieve rallentamento a settembre. L’export nei primi sei mesi è, intanto, cresciuto del 2,8%, «una frenata prevista – ha fatto sapere Berni – dopo due anni di espansione sostenuta».
